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Ogni primo Maggio i Teramani, depositari di buona parte dei segreti culinari abruzzesi, rinnovano il racconto di una civiltà antichissima portando in tavola le loro “Virtù”. «Al primo di maggio noi usiamo di cucinare insieme ogni sorta di legumi, fave, fagiuoli, ceci, lenti, ecc. con verdure ed ossa salate, orecchi e piedi pure salati di maiali; e questa minestra chiamiamo Virtù...»: così scrive Giuseppe Savini in Lessico del dialetto teramano. Ma attenzione a non considerare le Virtù un volgare minestrone, decisamente vocato alla cucina primigenia e saporita, si conferma uno scrigno di gusto e sapere popolare. Questo piatto abruzzese si ricollega ai riti propiziatori per i raccolti e celebrava la festa del Majo, l’arrivo della Primavera e la fine dell’Inverno. Si tratta di un’antica ricorrenza durante la quale i maggiolanti giravano per le case cantando e annunciando l’arrivo di Maggio. La parte nodale del rito era il pasto collettivo, quando ci si riuniva intorno alla tavola per mangiare le Virtù appunto. Il nome si riferisce alle qualità che tradizionalmente si richiedevano alla donna di casa. Secondo la ricetta canonica dovrebbero essere presenti sette diversi ingredienti: sette legumi secchi rimasti dalla provvista invernale, sette verdure nuove offerte dalla stagione primaverile, sette legumi freschi, sette condimenti, sette qualità di carni e sette di pasta con l'aggiunta di sette chicchi di riso. Il tutto dovrebbe cuocere sette ore perché il minestrone finalmente acquisti le sue virtù di bontà. Il piatto era opera delle massaie che erano solite ripulire le madie da tutti gli avanzi di legumi secchi e dai vari tipi di pasta spezzati durante l’Inverno; per economizzare, usavano quindi unire tutti questi avanzi con le primizie della nuova stagione, che gli orti e la terra iniziavano a produrre in abbondanza. Allora il piatto si riempiva di fagioli di varie qualità, ceci e lenticchie, cicerchie, piselli e fave; zucchine, carote, patate, carciofi, bietole, indivia, scarola, lattuga, verza, cavolfiore, cicoria, spinaci, finocchio, rape e poi aglio, cipolla, maggiorana, salvia, timo, sedano, prezzemolo, aneto, noce moscata, chiodi di garofano, pepe o peperoncino, pipirella, menta selvatica, borragine, finocchietto selvatico, basilico. E poi arrivavano: prosciutto crudo, cotiche, piedi e orecchie di maiale, carne macinata di manzo in polpettine, lardo, pancetta, guanciale; olio, sale, polpa di pomodoro e pecorino grattugiato. Finchè non arriva la pasta…
Ingredienti per 4 persone:
120 gr de Le Virtù Rustichella d’Abruzzo
400 gr di Patate
30 g di Pancetta affumicata
60 g di Scalogno
10 g di Sedano
6 Pomodorini
1 L di Brodo di Pollo
80 g di Provola affumicata
1 cucchiaino di Prezzemolo tritato
20 g di Parmigiano Reggiano
Olio Extra Vergine d’Oliva, Sale e Pepe q.b.
12 Gamberi rossi siciliani
Preparazione:
Fate soffriggere in poco olio la pancetta tagliata a brunoise insieme allo scalogno. Unite sedano, pomodorini, patate e bagnate con il brodo di pollo. Portate l’acqua a ebollizione e buttate la pasta. A fine cottura, aggiungete il parmigiano reggiano, la provola affumicata e i gamberi. Insaporite con sale, pepe e prezzemolo.